Storia di Leo Fender grande imprenditore del ventesimo secolo

Gli strumenti musicali progettati e realizzati da Leo Fender hanno rivoluzionato la storia della musica del XX secolo. Oggi il marchio Fender è uno dei più gloriosi e diffusi tra gli appassionati di chitarre elettriche.

Clarence Leonidas Fender nasce il 10 agosto 1909 nei pressi di Anaheim, nello stato della California (USA), da genitori agricoltori. Da giovane prende qualche lezione di pianoforte e di sassofono ma, fin dal 1922, è l’elettronica, che coltivava come autodidatta, a diventare la sua prima passione. Leo Fender si diploma nel 1928; all’epoca aveva già costruito una piccola radio amatoriale e alcuni impianti di amplificazione, che affittava per guadagnare qualche dollaro.

Leo Fender non emerge come musicista, non è nemmeno un liutaio e neppure un ingegnere. La sua passione è quella di un’autodidatta, sperimentatore instancabile, curioso e determinato nel raggiungere gli obiettivi ricercando il massimo della qualità. Eclettico e geniale, Fender era un uomo dalle molteplici competenze che sapeva circondarsi delle persone giuste. In una sintetica analisi del suo lavoro, dal punto di vista economico, oggi possiamo dire che Leo Fender aveva intuito prima d’altri il significato della produzione si strumenti musicali per un mercato di massa. Leo Fender negli anni ’50 e ’60 è stato per gli strumenti musicali ciò che Henry Ford è stato stato per l’industria automobilistica amricana negli anni ’20 e ’30.

Finiti gli studi Fender comincia a lavorare come ragionere per il dipartimento autostradale dello stato della California. Nel 1934 sposa Esther Klosky.

A causa della cosiddetta “grande depressione” statunitense, Leo perde il lavoro. La passione per l’elettronica non si è mai spenta; persona creativa e piena di risorse, Leo Fender nel 1938, non ancora trentenne, decide di aprire a Fullerton il “Fender’s Radio Service”, un negozio-laboratorio di elettronica. Qui vende e ripara radio, insieme ad altri vari congegni elettronici. Tutto questo accadeva in un momento storico in cui gli Stati Uniti si trovavano lanciati in un’inarrestabile corsa all’innovazione tecnologica.

L’interesse per la musica si avvicina poco a poco. Con il passare del tempo si fanno sempre più numerosi i musicisti che si rivolgono a Fender per riparare i propri apparecchi amplificatori. Tra questi c’è Doc Kauffman, che aveva lavorato per la Rickenbacker, casa produttrice di chitarre. I due approfondiscono il loro rapporto e insieme compiono vari esperimenti. Nel 1944 fondano la “K&F Company” per produrre chitarre hawaiane e amplificatori.

Due anne più tardi, nel 1946, la società si scioglie. Leo fonda la “Fender Electric Instrument Company”, decidendo di abbandonare le radio e la piccola elettronica per concentrarsi sugli strumenti musicali.

Nel 1950 Leo Fender per primo mette in commercio una chitarra elettrica a corpo pieno (cosiddetta “solidbody”): il modello “Broadcaster” coincide con quella chitarra che oggi è universalmente nota come “Telecaster”.

Nel 1951 inventa il basso elettrico “Precision”. Nel 1954, con l’azienda in pieno processo di espansione, crea quella che può essere considerata la sua chitarra più emblematica: la “Stratocaster”.

Le caratteristiche salienti della Stratocaster sono: il ponte, che prevede la regolazione separata di ciascuna corda con applicato il “tremolo sincronizzato” (meccanismo per ottenere un particolare effetto di modifica dell’intonazione della corde attraverso una leva); il corpo, in frassino, efficacemente sagomato e smussato per ottenere leggerezza ed ergonomicità, con la doppia spalla mancante per agevolare il raggiungimento delle note in fondo al manico; il manico, in acero avvitato al corpo, con anima di acciaio interna regolabile, e con tastiera ricavata direttamente su di esso; tre pickup a bobina singola, forniti di tre controlli (volume, tono per il pickup al manico e tono per il pick up centrale) e di un selettore per i pick up facilmente raggiungibili con la mano destra.

Nei dieci anni successivi la Fender continua a crescere: il successo è frutto di una congiuntura economica fortunata, ma anche del lavoro e della creatività dell’instancabile fondatore, che continua a migliorare i vecchi modelli oltre a produrne di nuovi.

La gestione sempre più complessa e gli investimenti sempre più alti portano Leo Fender a maturare l’idea di vendere l’azienda e il proprio marchio alla CBS (Columbia Broadcasting System), una multinazionale interessata ad espandersi nel settore degli strumenti musicali. Lo staff originale rimaneva confermato: Leo Fender con alcuni suoi fedeli collaboratori (tra cui George Randall, Don Fullerton e Forrest White) firmano un contratto di cinque anni per garantire continuità alla produzione.

Tra il 1965 e il 1971 Leo Fender lavora come consulente del settore “Ricerca e Sviluppo” della nuova Fender. Il suo nome rimane comunque protagonista di altri importanti progetti, come ad esempio quello del pianoforte elettrico Rhodes.

Nel frattempo i vecchi compagni uno ad uno lasciano il loro posto alla CBS. Nel 1972 quando Forrest White lascia la CBS per fondare la “Music Man” e produrre amplificatori, Leo Fender lo segue. Il suo contributo dà avvio alla produzione di chitarre e bassi: Fender si trova pertanto a competere con il proprio nome.

Negli anni ’70 il marchio Fender e la sua fama sono solidi e consolidati, tuttavia sono pochissimi quelli che conoscono la storia di Leo e del suo ruolo chiave svolto nella costruzione del marchio.

Nel 1978 la moglie Esther muore a causa di un tumore. L’anno successivo Leo lascia la Music Man per fondare una nuova azienda, questa volta con George Fullerton. Il marchio è “G&L”, ovvero le iniziali dei nomi George e Leo.

Fender si risposerà e continuerà a lavorare instancabilmente per la “G&L” fino alla sua morte.

Affetto dal morbo di Parkinson, Leo Fender muore il 21 marzo 1991.

Da Jimi Hendrix a Eric Clapton, passando per Stevie Ray Vaughan, Mark Knopfler, Frank Zappa o George Harrison, sono numerosissimi gli artisti internazionali che hanno legato la loro immagine ad una chitarra Fender.

 

Articolo ripreso dal sito biografieonline.it