Molto giustamente pubblicizzato il progetto CASH portato a termine dalla Diesel dell’imprenditore veneto Renzo Rosso e IFITALIA (gruppo BNL) che è sfociato in un accordo di ‘reverse factoring‘ un po’ particolare rispetto agli accordi solitamente proposti dalle società di factoring. Rosso e OTB finanziano con denaro proprio (€50 milioni) la società di factoring, che opererà puramente come società di servizio, per erogare i finanziamenti a 455 piccole impresa della filiera legata alla Staff International e gestire il traffico fatture-finanziamenti-pagamenti.
Grazie ai fondi messi a disposizione da OTB il tasso applicato allo sconto delle fatture precipita, giustamente perché OTB sta semplicemente ricomprando il rischio del proprio pagamento che ovviamente reputa uguale a zero, a differenza di quanto farebbe una banca o una società di factoring. Questo il meccanismo descritto su il Sole24Ore Moda24:
L’acronimo è CASH, che sta per “Credito Agevolato-Suppliers Help” e indica l’innovativo accordo di “reverse factoring” annunciato mercoledì a Milano da Renzo Rosso, fondatore di Diesel e del gruppo Only the Brave (Otb). L’accordo, raggiunto con la partecipazione di Bnl (gruppo Bnp-Paribas), prevede una linea di credito iniziale di 50 milioni di euro – stanziati da Only the Brave – da destinare alle richieste di credito di un sistema di 455 piccole e medie imprese sparse per tutta Italia, che ruotano intorno a Staff International, uno dei bracci operativi di Otb, quello che produce e distribuisce le licenze e i marchi di fascia più alta.
Tra le particolarità dell’accordo, la semplificazione delle procedure per accedere ai prestiti – come ha spiegato l’ad di Bnl Fabio Gallia – e l’interesse praticato, meno del 3% rispetto al 12-13%, il tasso normalmente applicato alle Pmi in questi tempi di credit crunch, come ha ricordato Renzo Rosso. La procedura di erogazione dei prestiti, operativa da oggi alle 14, è gestita dal Ifitalia, la società del gruppo Bnl che da 40 anni si occupa di factoring ed è oggi la seconda realtà italiana del settore. “Possiamo dire che è la prima operazione di così ampio respiro di reverse factoring realizzata in Italia nel settore moda e spero che, come ha detto Renzo Rosso, quella che parte oggi sia solo la prima fase”.
Quello di Renzo Rosso è il secondo caso di credito legato alla filiera nella moda, anche se è più generoso e creativo rispetto a quanto fatto alcuni mesi fa dal gruppo GUCCI con Intesa SanPaolo (CR Firenze):
In pratica Intesa Sanpaolo, attraverso Banca Cr Firenze, si impegna ad arricchire le informazioni “quantitative” (risultanti dai bilanci) sulle aziende di pelletteria che lavorano per Gucci con quelle “qualitative” che saranno fornite dal marchio fiorentino controllato dal gruppo francese Ppr, in modo da migliorare il rating dei fornitori e subfornitori, e dunque le condizioni a essi applicate nella concessione di credito.
«Se prese al di fuori della filiera Gucci – ha spiegato Nebbia (Intesa) – queste aziende rischierebbero di avere scarso valore. Ma il fatto di sapere che consegnano la merce puntualmente, e che sono fornitori storici e affidabili di un grande marchio del lusso, permetterà di migliorare anche in modo significativo lo spread applicato, avvicinandolo a quello delle aziende migliori». Per Gucci (che dalla pelletteria realizza il 58% del fatturato) significa investire ancora nel più importante distretto della pelletteria di lusso, quello dell’area fiorentina: «Siamo un’azienda che produce tutto in Italia – sottolinea Di Marco – e che da anni investe sulla filiera e sulle competenze del territorio. Ora agevoliamo la crescita dei nostri fornitori, sia quelli esclusivi sia quelli che lavorano anche per altri marchi».
L’accordo interessa più di 600 imprese toscane, tra fornitori diretti di Gucci e subfornitori, cioè gran parte della filiera che produce borse, portafogli, valigie e cinture (per un totale di 6.700 addetti sui 45mila dell’indotto italiano del marchio), riunita ieri nella sede fiorentina di Banca Cr Firenze per conoscere il progetto. Intesa Sanpaolo ha già fatto i conti: il 20-25% di queste aziende migliorerà «di gran lunga» il proprio rating.
Entrambi sono progetti validissimi che dimostrano come dall’iniziativa dell’industria anche la finanza e il sistema bancario possano trarre spunto per innovare i propri servizi e per trovare strade che consentano di superare le rigidità del rating e la paura di concedere credito al buio.
Può stupire che siano state due gruppi del settore moda, normalmente ritenuti meno interessati alla finanza, a lanciare nuove iniziative in campo finanziario. In realtà sono proprio questi i gruppi che hanno sviluppato maggiormente una cultura del fornitore e della catena del valore che deve poi consegnare un prodotto e un marchio di qualità al consumatore. Tutta la filiera deve essere efficiente e protetta e allora in un momento nel quale la mancanza di credito potrebbe mettere a rischio l’esistenza del piccolo fornitore diventa necessario intervenire.
Sgombrando il campo da equivoci ci sono in Italia molte altre operazioni di reverse factoring fatte da gruppi industriali attraverso l’utilizzo di società di factoring, ma forse nessuno ha compreso il reale valore di questo metodo di finanziamento nel momento in cui la massa di fornitori e subfornitori fatica a reggere il peso di un credito bancario diventato improvvisamente rigoroso e difficile.
La moda ha soltanto insegnato il valore della comunicazione, rendendo pubblico un disegno finanziario che serve in questo momento e che altri preferiscono tenere segreto anche per motivi di concorrenza.
L’iniziativa di Renzo Rosso ha però qualcosa in più: parte dall’assunto che nella scelta tra depositare 50 milioni di euro in banca al tasso del 2,5% o utilizzarli per sostenere i propri fornitori allo stesso tasso la decisione è molto facile. Applausi per chi ha liquidità e sa come usarla.
Articolo tratto da LinkerBlog.biz – testo di Fabio Bolognini