Questa finanziaria non basta ad evitare il default del debito pubblico italiano

La domanda che tutti quanti si pongono in Italia è: stiamo andando in default? Purtroppo la risposta, almeno a giudicare da quello che il nostro Governo sta facendo, ma anche quello che stanno facendo i governi europei, è sì.

Analizziamo la situazione: prima di tutto questa manovra serve a ben poco e come al solito colpisce principalmente i piccoli risparmiatori, la gente comune, la classe media e la classe medio – bassa che già sono stati vessati negli ultimi anni da un’imposizione fiscale assolutamente inequa. 21% sull’Iva, chi pensate chi lo pagherà?

Lo pagheremo noi, 3% di tassa aggiuntiva su chi guadagna più di 300 mila Euro, parliamo dello 0,5% della popolazione, quindi praticamente una percentuale piccolissima, eppure l’Italia è il paese dove si vendono più Ferrari che in tutto il mondo e guarda caso è il paese dove solamente 34mila contribuenti guadagnano più di 300 mila Euro.

La tassa patrimoniale avrebbe funzionato molto meglio, perché? Perché la maggior parte delle persone che guadagnano molto più di 300 mila Euro e che non lo dichiara, si proteggono dietro società di paravento e attraverso una serie di marchingegni contabili riescono a far risultare che guadagnano molto meno di quanto succede realmente, però hanno a disposizione una serie di beni, le Ferrari, gli yacht, le barche a vela che appaiono sulla carta non di loro proprietà. Quindi la tassa patrimoniale avrebbe sicuramente colpito questi individui, perché la tassa patrimoniale è sul patrimonio, quindi colpisce l’immobile, l’oggetto, il bene durevole, per esempio la Ferrari. Ma questa legge ovviamente non si fa. Perché? Perché chi ha questi redditi superiori a 300 mila Euro non dichiarati, è la classe dirigente, quindi è da una parte la classe politica e da una parte praticamente tutto quell’entourage di elite del denaro che gira intorno alla classe politica.

Questa è la situazione all’interno del paese. La situazione in Europa direi che è quasi peggiore, abbiamo assistito all’inizio delle guerre monetarie, abbiamo visto che la Svizzera due giorni fa ha di fatto svalutato la propria moneta garantendo un cambio che è un cambio fisso con l’Euro a 1,20.. Cosa significa questo? Significa che la Svizzera interverrà ogni qualvolta ci saranno delle pressioni da parte del mercato per una rivalutazione del tasso di cambio a favore del franco.

Questo chiaramente comporterà uno sbilanciamento per quanto riguarda il resto dell’Europa perché siamo in una crisi profonda e il franco svizzero viene percepito come un bene rifugio, infatti subito dopo questa decisione c’è stato un movimento di capitali verso altre monete all’interno dell’Europa che non sono parte dell’Euro, in particolare parliamo della corona norvegese e anche svedese.

Quindi siamo all’inizio di una guerra monetaria, che sicuramente comporterà una crisi ancora più profonda di quella attuale, perché al momento nell’area dell’Euro abbiamo bisogno di tranquillità e di chiarezza e tutto questo chiaramente non succederà perché si gestirà la moneta comune come le economie nazionali, semplicemente come protezione per proteggersi da un eventuale default. I mercati tutto questo lo sanno e sicuramente i mercati puniranno questi paesi che si comportano in questo modo.

Dunque, rispetto alla situazione interna, in Italia, penso che queste misure, queste manovre non servono a nulla, anzi continuano a colpire quella classe media e medio – bassa. Non si è fatto nulla per poter aiutare la piccola e media impresa a riprendersi, quindi non ci sarà una ripresa della crescita attraverso questa manovra che è quello di cui abbiamo bisogno. Dall’altra parte in Europa guerre monetarie e quindi politiche di protezione, cioè una sorta di protezionismo quasi monetario, che porterà sicuramente a uno sfaldamento degli equilibri monetari in Europa.

La situazione è drammatica e l’autunno sarà un autunno molto caldo, fin tanto che continueremo a essere governati da questi politici sia in Italia che in Europa. Il default diventa sempre più vicino.

Articolo di Loretta Napoleoni su Cadoinpiedi.it