Perche’ Putin e la Russia devono invadere la parte orientale dell’Ucraina

Molto inchiostro è stato sparso sulla guerra del gas che ha inflitto la Russia all’Unione Europea per mezzo dell’Ucraina, attraverso la quale Mosca fa passare il 60% delle sue esportazioni dirette nel vecchio continente, un terzo delle quali destinate alla Germania.

La stessa Ucraina nelle sue tre nuove parti, l’occidentale eurofila, l’orientale russofila e la penisola di Crimea, che sta cercando di incorporarsi alla Russia, dipende dal 60% delle sue importazioni di quell’insuperabile gas statale russo. L’Ucraina possiede riserve di gas naturale per 39 trilioni di metri cubi che ancora non utilizza: un quarto delle riserve accertate nel mondo.  Chevron, l’omnipotente multinazionale statunitense, sotto consiglio dell’ex assessore alla Sicurezza Nazionale dell’ex Presidente Baby Bush, firmò col fallito trapezista e saltimbanco, lo spodestato Viktor Yanukovich, un accordo da 10miliardi di dollari per l’utilizzo del controverso shale gas.

Secondo gli analisti, il problema nasce dal fatto che la maggior parte delle riserve di questo gas si trovano nella parte orientale dell’Ucraina. La parte russofila appunto. Si attende quindi una collisione tra i rispettivi interessi di EEUU/OTAN/UE con quelli della Russia dati dalla buona posizione geostrategica e dalle ricchezze dell’Ucraina e della Crimea, interessi sul grano, cereali e naturalmente gas naturale. Problemi derivanti dall’importazione di gas dalla Russiae dal suo futuro utilizzo da parte di Chevron, Shell e Exxon Mobil. Un ulteriore aspetto che ancora non è stato affrontato è costituito dalla prima guerra per il grano del 21mo secolo che andrà in scena proprio in Ucraina: in fatto di export è la terza potenza dopo Stati Uniti e Argentina.

Si potrebbe sostenere che altre guerre per il grano e i cereali sono in atto in forma occulta tanto in Sudan come in Argentina. Il Sudan, altro esteso paese, leggendario fienile d’Africa, ridotto a un continuo disordine politico con l’emergenza del Sudan del sud, ricco di petrolio, cosa che ha attirato gli interessi di Stati Uniti e Israele, e di questo se ne è fatta poca pubblicità nel mondo.

Argentina, potenza in fatto di grano e cereali fin dall’inizio del XXmo secolo, sta soffrendo una brutale guerra multidimensionale, specificatamente nel suo molto vulnerabile sistema finanziario controllato dall’accoppiata Stati Uniti-Inghilterra, con mire alla  Patagonia, il più grande granaio sudamericano oltre ad avere riserve di gas e petrolio. Uno degli aspetti che si trovano dietro l’ottima posizione strategica della penisola di Crimea è radicato nel suo porto, da dove l’Ucraina, uno dei massimi produttori mondiali di mais, esporta il suo grano e cereali, incassando così una sostanziale parte del suo PIL.

Secondo le cifre del governo ucraino più del 50% dell’economia della Crimea dipende dalla produzione e distribuzione alimentare.

La trasformazione dei prodotti alimentari è un importante segmento nell’economia Ucraina e un lavoratore su quattro è impiegato nel settore agricolo o forestale. L’Ucraina, grazie al suo chernozèm (trovate a fondo pagina la descrizione su cosa si tratta), alle sue coltivazioni di grano, orzo, segale, avena, girasole e barbabietola è il granaio di Russia e Europa.

Secondo il World Fact Book della CIA l’Ucraina produceva il 25% delle esportazioni agricole dell’ex URSS, mentre nel presente esporta sostanziali quantità di grano il cui valore è esploso durante la delicata crisi di cambio di regime pro FMI a Kiev, e della risposta russa in Crimea. Le esportazioni agricole dell’Ucraina sono dirette per un 20% in Russia, al 17% in Europa, 7% in Cina, 6% in Turchia e un 4% negli Stati Uniti.

Il Financial Times ricorda che sono state fatte guerre tra Russia, Polonia e l’Impero Ottomano per il controllo del prezioso chernozem dell’Ucraina. Nel 2011 l’Ucraina ha ottenuto un raccolto record di 57milioni di tonnellate e secondo il BERD (Banca per la ricostruzione e sviluppo in Europa) le adeguate trasformazioni e applicazioni delle nuove tecnologie nella sua agricoltura potrebbero duplicare la produzione di grano nella prossima decade.

Molte delle sei multinazionali del cartello anglosassone che controllano il grano e i cereali, tra cui Cargill, ADM e Bunge, in pieno accordo con Nestlè e Kraft, hanno investito miliardi di dollari nell’ultimo decennio in Ucraina visto il suo enorme potenziale agricolo. Anche la temibile Monsanto si è messa in coda per il chernozem ucraino assieme alla DuPont Pioneer.

Oggi l’Ucraina ottiene 12miliardi di dollari dalle sue esportazioni di grano e cereali e dalla sua particolare partnership commerciale con l’Europa, la quale, si presume, ha acceso la miccia della crisi a Kiev, riguardo le esportazioni di grano e cereali nel Medio Oriente e Africa, dove la crisi alimentare fu il detonatore delle rivoluzioni arabe.

L’interesse ad incorporare l’Ucraina al mercato europeo includeva l’obiettivo ad avere un “supermercato del pane e carne” in Europa mediante una maggiore disponibilità ad affittare o vendere i suoi terreni fertili. Anna Vidot considera che la scalata all’Ucraina possa avere un impatto significativo nei mercati mondiali del grano visto che lo stato sul Mar Nero è uno dei crocevia più importanti della produzione ed esportazione di grano. Ucraina da sola produce la stessa quantità di grano dell’Australia.

La corsa alla conquista della Crimea ha portato già ad un aumento del 40%  del petrolio, dell’oro e del grano.
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti stima che l’Ucraina fornisce il 16% del totale mondiale di mais e grano, la maggior  parte di cui passa per il porto di Sebastopoli(Crimea), sede della flotta russa nel Mar Nero. Senza contare poi le abbondanti riserve marine di gas naturale di Crimea. La realtà è che la balcanizzazione di questo paese comporta come corollario la frattura catastale  delle sue riserve di shale gas e del suo grano.

Gli incroci geopolitici per gli idrocarburi,  il grano e i cereali sono soliti essere spesso tragici.
Alfredo Jalife-Rahme

Fonte:  www.jornada.unam.mx

Traduzione per www.comedonchsciotte.org a cura di GIANLUCA MARTIN

(1)  Chernozem: (in russo, чернозём, terra nera; traslitterato anche come černozem o
chernozem, leggi ciérnosiòm) è una particolare tipologia di suolo, generalmente associata
agli ambienti di prateria. Questi suoli sono caratterizzati da uno spesso orizzonte
superficiale, inscurito, fino a diventare quasi nero, da abbondante sostanza organica
originata dagli abbondanti residui vegetali (radici delle piante erbacee), stabilizzata
dall’abbondanza di calcio. Sono quindi suoli zonali, con stretta dipendenza dal fattore
pedogenetico climatico: se ne osservano su vaste estensioni nella Russia meridionale, nella
Siberia sudoccidentale, nelle Grandi Pianure nordamericane e nella Pampa (Argentina e
Uruguay), nella Cina nordorientale (Manciuria).