La Robin tax incide sui conti delle aziende energetiche

La Robin tax pesa come un macigno sui conti delle aziende energetiche. Le trimestrali di Enel e Terna presentate ieri stanno lì a dimostrarlo, con il colosso energetico che avrà un impatto di 400 milioni sull’utile 2011 (e quindi anche effetti sul dividendo) e la società di trasmissione dell’elettricità che archivia i primi tre trimestri con un risultato in calo del 41%.

L’Enel ha chiuso i primi nove mesi del 2011 con un utile netto di 3.49 miliardi, in aumento dell’1,2% rispetto ai 3,44 dello stesso periodo del 2010. In rialzo anche in ricavi (+8,5% a 57.496 milioni). Guardando però al terzo trimestre l’utile è in calo dell’8,2% a 940 milioni di euro.

L’amministratore delegato, Fulvio Conti, ha definito «soddisfacenti» i risultati dei primi nove mesi, sottolineando che «la crescita di America Latina, Russia ed Europa dell’est, nonchè delle fonti rinnovabili su scala mondiale, hanno controbilanciato la debolezza del ciclo economico nell’area Euro».

Tuttavia, ha proseguito, nonostante la conferma degli obiettivi in termini di margine operativo lordo e indebitamento, l’utile 2011 subirà una sensibile riduzione a causa proprio della Robin tax.

È stato il direttore finanziario Luigi Ferraris, nel corso della conference call con gli analisti, a quantificare meglio: l’utile 2011, ha spiegato, si aggirerà sui 4-4,1 miliardi di euro, contro i 4,5 miliardi previsti dal piano industriale presentato a Londra nel marzo scorso. A influire sarà proprio la Robin Tax, che peserà per circa 400 milioni sull’utile ordinario, andando così a colpire anche il dividendo: Ferraris ha infatti confermato un payout del 60%, che però andrà calcolato su 4-4,1 miliardi e non sui 4,4 registrati lo scorso anno.

L’aggravio fiscale colpisce anche Terna, che nei primi 9 mesi ha registrato ricavi per 1,2 miliardi (+3,8%) e un ebitda di 939,3 milioni (+5,6%). L’utile netto di gruppo adjusted è cresciuto del 6,3% a 396 milioni, mentre l’utile netto delle attività continuative si attesta a 220,2 milioni (-41%), proprio per effetto della Robin Tax.

La società di trasmissione elettrica, tuttavia, ha confermato un dividendo in linea con lo scorso anno, con un acconto di 8 centesimi. «I dati dei nove mesi – ha commentato l’ad Flavio Cattaneo – evidenziano l’efficienza gestionale raggiunta dal gruppo».

Intanto l’agenzia di rating Standard & Poor’s mantiene il rating di Edison sotto osservazione in vista di possibili evoluzioni ma avverte che «ogni prolungata incertezza concernente la struttura azionaria può danneggiare» il merito di credito della società.

S&P, che riconosce i «progressi fatti» dai soci con l’accordo non vincolante della scorsa settimana che dovrà essere finalizzato entro la fine di novembre, sottolinea che «il completamento della riorganizzazione resta soggetta a un accordo sulla documentazione finale» e l’approvazione da parte di tutte le autorità coinvolte, inclusa la richiesta alla Consob «di non promuovere alcuna opa sulla minoranze». Per questo l’agenzia di rating ritiene che la riorganizzazione verrà completata nel primo trimestre del 2012.

«Intendiamo rivedere il credit watch in tempi rapidi dopo la firma di un accordo vincolante che gli azionisti hanno anticipato verrà siglato alla fine di novembre», afferma S&P. Ma, aggiunge, «qualsiasi possibile ulteriore ritardo alla risoluzione del riassetto potrebbe condurre a un’azione intermedia negativa sul rating, come effetto delle pressioni al ribasso sull’attuale merito di credito “stand alone” (Sacp) di Edison».

Il gruppo di Foro Buonaparte, sottolinea infatti S&P, «sta operando in condizioni di mercato sempre più impegnative che mettono sotto pressione la profittabilità e i parametri del merito di credito».

Testo ripreso da gazzettadelsud.it