La Grecia dovra’ creare un nuovo modello di democrazia per il ventunesimo secolo

Un bell’articolo, magari non attuale, ma con un finale per fare riflettere i nostri lettori.

Questa settimana gli impiegati di un piccolo forno nel centro di Atene hanno rinunciato a fermare l’attività per non danneggiare i loro clienti. Per esprimere il loro sostegno allo sciopero generale hanno invece deciso di vendere i loro prodotti a prezzo di costo. Se per i clienti del negozio si tratta di una piacevole sorpresa in un momento di grandi difficoltà, quella del piccolo forno di Atene è solo una delle tante storie di resistenza e solidarietà nella capitale greca. Nel frattempo nessun ministro o deputato può presentarsi in pubblico senza essere insultato e rischiare di fare da bersaglio al lancio dello yogurt (la versione greca della torta in faccia).

La Grecia è ormai spaccata in due. Da una parte ci sono i politici, i banchieri, gli evasori fiscali e i magnati dei media, tutti pronti a sostenere la più imponente ristrutturazione sociale e culturale di cui l’Europa occidentale sia mai stata testimone. Dall’altra c’è l’altra Grecia, quella della maggioranza della popolazione. La spaccatura è stata evidente ieri quando 500mila persone sono scese in strada. È stata la più grande manifestazione nella storia del paese.

Il tentativo [del governo] di separare gli impiegati statali (presentati come una massa di individui pigri e corrotti) dai lavoratori del settore privato (gli idraulici “evasori fiscali”) è clamorosamente fallito. L’unico risultato dell’esecutivo di Papandreou potrebbe essere quello di abolire la tradizionale divisione tra destra e sinistra e sostituirla con quella tra le élite e la gente comune.

Presto l’Europa deciderà come comportarsi con il debito greco, con il governo di Atene a fare da triste spettatore. Tuttavia, quando le questioni che coinvolgono l’Unione europea saranno risolte, il finale di partita politico si giocherà nella capitale greca. A quel punto toccherà all’altra Grecia emettere la sentenza da tramandare ai posteri.

L’elite politica dovrà rispondere di favoreggiamento dell’illegalità, la stessa accusa usata in questi giorni contro chi resiste [all’austerity]. Negli ultimi 40 anni due grandi partiti si sono alternati alla guida del paese, creando quello stesso apparato statale enorme e inefficace che ora disprezzano pubblicamente. Il governo ha regolarmente ignorato l’evasione fiscale e ha creato un generoso sistema di sgravi e condoni. Lo stato ha continuato a indebitarsi anche dopo che la gravità del problema è diventata palese, fino all’intervento dell’Europa.

Di recente un rappresentante della troika – Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca centrale europea – ha dichiarato a un quotidiano greco che le tre istituzioni non intendono chiedere l’abolizione della contrattazione collettiva nel settore privato, un elemento fortemente controverso anche all’interno del partito di governo. Inoltre la troika non ha affatto preteso un cambiamento radicale del sistema universitario. La verità è che sono le elite del paese a volere che il problema del debito inneschi la distruzione completa dello stato sociale e il trasferimento del patrimonio pubblico nelle mani dei privati.

Nuovo modello

Il governo Papandreou dovrà rispondere anche di incompetenza e amoralità. Ogni regime autoritario sogna di cambiare radicalmente la società. La missione del governo greco era quella di sostituire la solidarietà con l’indifferenza, l’accoglienza con lo sfruttamento. Ma l’esecutivo ha fallito, e ormai si è creato un enorme divario tra le élite e il popolo, indignato e deluso.

Il tasso di disoccupazione giovanile veleggia verso il 50 per cento. La Grecia pagherà per decenni la distruzione di un’intera generazione, e la troika dovrà rispondere di arroganza neocoloniale. Non è necessario conoscere il mito di Sisifo per rendersi conto che con un tasso di crescita al -7 per cento non potremo mai ridurre il deficit. Non c’è bisogno di leggere Platone per capire che tagliare i salari e le pensioni significa fare in modo che la gente non riesca a pagare le nuove, esorbitanti tasse. E anche senza aver studiato la storia Greca è facile accorgersi che riducendo la sovranità nazionale di un paese si infiammano inevitabilmente le masse.

La manifestazione di giovedì si è conclusa in modo tragico con la morte di un sindacalista. Gli ultimi brandelli di legittimità del governo sono stati spazzati via, e presto anche Papandreou e i suoi ministri faranno la stessa fine. In Grecia il deficit democratico di cui soffrono i governi di tutto il mondo è ormai irreversibile. In futuro sarà l’altra Grecia ad avere il compito di costruire una nuova forma di democrazia e giustizia civile per il ventunesimo secolo. Questo è ciò che il nostro paese ha da offrire al mondo.

Articolo ripreso da presseurop.eu