La crisi economica ha eliminato nel 2011 venti milioni di posti di lavoro

La crisi ha bruciato più di 20 milioni di posti di lavoro nei Paesi del G20. E se persisterà il ritmo di bassa crescita dell’occupazione in molti di essi, sarà «impossibile» nel breve periodo recuperare il gap accumulato.

A dirlo sono l’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) e l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in occasione del G20 del Lavoro, a Parigi. La risposta condivisa, nel documento conclusivo della riunione ministeriale, viene indicata nei «modi per garantire l’occupabilità delle persone», a partire dai giovani e coniugando apprendimento e lavoro. Il G20 di Parigi «ha avuto nell’apprendistato una delle sue parole chiave», ha sottolineato il ministro del Lavoro e questo è un «motivo di soddisfazione», visto che «in Italia abbiamo da poco realizzato la riforma dell’apprendistato» che «deve diventare il modo tipico per entrare nel mondo del lavoro» e per questo va ulteriormente «incentivato.

Dobbiamo rendere l’apprendistato più conveniente in sè e in confronto ai tirocini ed alle collaborazioni a progetto, di cui va limitato l’uso», ha aggiunto il ministro. Che è tornato a parlare di articolo 8 della manovra e articolo 18, sottolineando che la strada da seguire è quella della flessibilità contrattata tra le parti sociali.

L’articolo 18 è un freno alle assunzioni? viene chiesto al ministro. «Prima di me lo hanno ritenuto Sylos Labini e Modigliani; hanno segnalato che la rigidità in uscita rende precario e limitato l’ingresso nel mercato del lavoro. Lo ha detto l’Ocse che la rigidità in uscita mette a repentaglio la crescita», ha detto il ministro sottolineando che sono «Paesi straordinariamente diversi; ci sono Paesi molto regolati e altri molto poco regolati.

Figuriamoci – ha detto – se possiamo parlare di articolo 18 con loro: lo abbiamo solo noi in tutto il mondo, così come è fatto». Per il ministro, che comunque non ha parlato di interventi sull’articolo 18, bisogna andare avanti sulla strada della «flessibilità contrattata», che «deve servire a contrastare la precarietà, a favorire un maggior numero di assunzioni e a stabilizzare quelle precarie». Il ministro ha portato l’esempio degli accordi Fiat di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco e ha fatto riferimento all’articolo 8 della manovra, sulla contrattazione aziendale e territoriale.

Alle consultazioni ha partecipato, per il sindacato italiano, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che evidenziando la situazione attuale e l’erosione del reddito, ha chiesto di diminuire le tasse sui lavoratori e intervenire, invece, con una imposta sulle transazioni finanziarie.

Articolo ripreso da gazzettadelsud.it