La BCE del Draghetto Grisu e la Banca d’Inghilterra sono d’accordo su una cosa

Un paper scritto a quattro mani dalla BCE e dalla Bank of England è un evento straordinario.

E’ accaduto pochi giorni fa con la pubblicazione di un documento di 6 pagine (“The Impaired Secruritization Market: causes, roadblocks and how to deal with them”) nel quale le due più potenti banche centrali dell’EU hanno messo al centro del microscopio il mercato delle cartolarizzazioni dei prestiti delle banche, con un occhio di riguardo ai prestiti alle PMI che non arrivano più in quantità sufficiente dai rispettivi sistemi bancari.

Lo scopo del documento è molto diretto: rivitalizzare in fretta un segmento del mercato finanziario che si è contratto dall’inizio della crisi finanziaria, separando le buone (‘simple, high-quality’) cartolarizzazioni da quelle complesse e opache che hanno causato tanti guasti e altrettanta sfiducia nei mercati e rimuovendo più ostacoli possibili sotto il profilo della regolamentazione.

La tesi è spiegata chiaramente nelle sei pagine: l’obiettivo dichiarato è quello di provare a sbloccare i prestiti alle piccole imprese che sono e saranno appannaggio delle banche commerciali, non potendo le PMI accedere direttamente ai mercati finanziari.

La preoccupazione di fondo è che le banche non riescano a sostenere l’avvio della ripresa mettendo fondi a disposizione delle imprese o rifinanziando i crediti che vanno in scadenza. Cartolarizzare portafogli di prestiti alle PMI serve a migliorare la struttura di bilancio delle banche e a procurarsi liquidità presso la stessa BCE fornendo questi titoli a garanzia. Cartolarizzare serve a fare ripartire il credito alle imprese, che nonostante tutte le sollecitazioni continua a scendere in tutta l’Europa al ritmo medio del 3% (vedi tavola 5 dall’ultimo Bollettino BCE) con punte preoccupanti al 5,6% nel mese di febbraio sulle operazioni a breve.
Il mercato delle cartolarizzazioni di prestiti in bonis (mutui casa e finanziamenti a PMI) è crollato dal 2009, ma ancora peggio è un mercato da cui sono usciti (spaventati o disgustati) i flussi degli investitori istituzionali, come mostrano i grafici successivi, nonostante un’ottima performance qualitativa (solo 1,5% di default).

Se nel 2006 tutte le emissioni venivano collocate nei portafogli di investitori, dal 2009 servono solo alle banche per ottenere liquidità dalla BCE o dalla Bank of England. Le quali ora propongono di rimuovere ogni possibile ostacolo alla ripartenza del mercato, abbassando le barriere di sicurezza alzate per prevenire una seconda crisi legata alla proliferazione di strutture non trasparenti. La proposta è di abbassare i requisiti di capitale per le banche e per le assicurazioni, per le emissioni più trasparenti, e di considerare le tranche garantite dalle banche in modo favorevole nei test in arrivo e nella nuova definizione di capitale minimo, che prenderà in considerazione il Liquidity Coverage Ratio (LCR) delle banche.

Infilare molte ABS (Asset Backed Securities) nel motore dell’economia aiuterebbe le banche, che però sono al momento distratte dalla preparazione ai test dell’AQR e si stanno occupando ancora poco di questo mercato che fa gola a una cerchia di fornitori professionali: investment banks che strutturano e collocano le emissioni, studi legali che preparano i contratti, società di revisione che analizzano i portafogli e società di servizi per la collection dei crediti.

Le PMI conoscono e capiscono assai poco di questo meccanismo, qualcuna si sarà forse domandata cosa siano certe stranezze nelle segnalazioni in Centrale Rischi, eredità di vecchie operazioni di cartolarizzazioni. Con questa uscita di Draghi di cartolarizzazioni si sentirà parlare molto nel corso del 2014.

 

Articolo di Bolognini F.- Ripreso da Linkerblog.biz