Il credito bancario in qualche modo torna quest’anno, e’ una promessa (da marinaio)

Si parla di credito alle imprese, quello che manca e che sta sempre per tornare. E purtroppo anche per quest’anno ce ne sarà poco, ma qualche spiraglio appare all’orizzonte, anche se non per merito delle nostre indebitate banche.

Chi mi legge assiduamente conosce benissimo che il problema non è tanto la quantità totale del credito, ma piuttosto la sua allocazione a imprese con vario grado di necessità e di rischio, che sono purtroppo in relazione diretta tra loro. Allora leggete questa dichiarazione del Direttore Generale della Banca Marche (banca in crisi profonda, banca commissariata, banca che sta da molto tempo cercando un nuovo socio che dovrebbe immettere molto capitale) ripresa da Cronachemaceratesi.it:

“Ora -ha detto pensando al futuro- non bisogna più ragionare su ciò che è stato [ndr i tanti crediti erogati male e diventati sofferenze] sul credit crunch, ma concentrarsi sul futuro”. Per Goffi una delle sfide è concentrarsi su quella ‘zona grigia’ di imprese che potrebbero uscire dalle difficoltà, ma che non sono competitive come le realtà migliori. “Bisogna lavorare -ha detto Goffi- su quel tipo di aziende che alle banche richiedono un maggiore sforzo patrimoniale perché meno solide di altre. Una soluzione sarebbe quella di ricorrere di più al Fondo Centrale di Garanzia e ai Confidi, i quali in un prossimo futuro dovranno diventare sempre più forti”.

Sintesi migliore era difficile da trovare. Allora signori, la soluzione è che le banche non prendano più rischio sulle imprese ‘grigie’ che hanno un tantino di rischio, ma si facciano garantire al massimo possibile (80%) da qualcun altro, nel caso lo Stato grazie a cui il consumo di capitale della banca va a zero. E se proprio lo Stato non potesse farlo, allora ben vengano anche i Confidi, oramai sventrati dall’avere garantito i crediti delle PMI e costretti a pagare garanzie alle banche una dopo l’altra.

Questo è un gioco a scaricabarile: chi ha istituzionalmente la funzione di valutare e assumere rischio non lo fa più con la scusa di non avere abbastanza capitale. Passa l’omino nero al Fondo Centrale di Garanzia che assorbe l’80% del rischio con un sistema automatico di concessione, che è diventato il giochino preferito di molte banche e di varie società di mediazione per fare arrivare credito in fretta e incassare qualche denaro. Un sistema semi-automatico che ha tagliato fuori dai Confidi le migliori imprese ‘grigie’. Ai Confidi oggi non resta che raccogliere gli scarti delle banche e del FCG.

I Confidi per ora lo stanno anche facendo, ma sono irritati e cominciano a domandarsi fino a quando nella partita del credito devono fare la parte di quello che resta sempre con l’omino nero e fa penitenza. Si stanno anche attrezzando a fornire servizi alle imprese, che magari potrebbero fornire le stesse banche, la concorrenza diventerà a tutto campo. Le banche invece stanno pensando di ampliare ancora di più il perimetro d’intervento del FCG e dei Confidi.  Il Fondo ha raddoppiato in 2 anni i propri interventi di garanzia per le PMI mentre le banche riducevano di 92 miliardi i crediti alle imprese.

Però tornando al credito il gioco dello scaricabarile è pericoloso perché per ora lo Stato con il FCG e con SACE stanno garantendo tutto quello che si può e le banche -come avete letto- ne vorrebbero sempre di più, ma quando lo Stato dovrà pagare le garanzie che ha dato alle banche sui prestiti che non sono andati bene la festa potrebbe finire . Qualche crepa, qualche intoppo e inatteso ritardo nel meccanismo di comoda assicurazione del rischio si sta già verificando a quanto sembra e allora tornano buoni i vecchi Confidi e si chiede di rafforzarli, con soldi della Regione, della Camera di Commercio e di chiunque voglia contribuire. Così andiamo a sfondarli una seconda volta, perché una non è bastata…

Lo dico oggi perché sono sicuro che sarà così: questo sistema di scarico di responsabilità è distorto e sbagliato. Lo Stato sta garantendo molti rischi che non dovrebbe, alcuni perché totalmente sostenibili dalla banca senza garanzie, altri perché totalmente sbagliati e pericolosi.  Il MISE non ha ancora pubblicato il valore di quante garanzie il FCG ha già dovuto versare alle banche sui vecchi crediti garantiti, mentre i bilanci dei Confidi sono più trasparenti e non a caso molti sono finiti in grave perdita.

Quando le statistiche saranno disponibili il velo nel tempio cadrà. Le banche facciano il lavoro di decidere se un rischio è buono o non lo è, non affidino a uno Stato  già pesantemente indebitato la funzione di assicurare i crediti più o meno gratuitamente. I Confidi devono avere la possibilità di rigenerarsi, di garantire tante piccole imprese e non solo gli scarti che vengono lasciati dagli altri giocatori.  Nel gioco dello scaricabarile del rischio qualcuno rischia di fare male i conti. Sullo Stato vecchio e malandato si riversano troppe richieste di garanzie, Bad Bank inclusa.  Lo Stato non ha le tasche profonde e nemmeno la reputazione di essere un pagatore veloce.

Articolo di F_Bolognini – ripreso da linkerblog.biz