I fondi di investimento in grande difficolta’ nel 2011

L’inverno è sceso sull’industria dei fondi a settembre e l’ha gelata. Negli ultimi tre mesi (al 30 novembre), i deflussi netti stimati da Morningstar (calcolati come differenza dei patrimoni netti, tenuto conto dei rendimenti del periodo) sono stati pari a 35,5 miliardi di euro a livello europeo. I fondi di diritto italiano hanno visto uscire 6,5 miliardi (sempre in termini di estimated net flow).

E’ stata la spallata finale a un anno, il 2011, che non ha risparmiato nessuno. Si stima un saldo complessivo negativo per 118 miliardi in Europa (21,4 miliardi per i soli fondi made in Italy). I più penalizzati sono stati gli azionari, seguiti dal reddito fisso. L’unico segno più si ha tra i fondi bilanciati, che hanno registrato flussi netti stimati intorno ai 2 miliardi. Scendendo nel dettaglio del Belpaese, la maglia nera spetta agli obbligazionari, anche se nessuna tipologia ha registrato sottoscrizioni superiori ai riscatti.

Fuga dal rischio
La crisi del debito sovrano e le tensioni sui mercati internazionali hanno avuto un ruolo importante nella fuga degli investitori, soprattutto a partire dall’autunno. Lo testimoniano i deflussi registrati anche negli Stati Uniti nel trimestre (-3,8 miliardi di dollari). Oltreoceano, però, l’industria dei fondi si prepara ad archiviare il 2011 con un saldo netto positivo per circa 75 miliardi di dollari. Anziché liquidare del tutto le loro posizioni, gli americani hanno optato per una rotazione dei portafogli dagli azionari specializzati sui titoli domestici ai taxable bond, ossia i titoli governativi e corporate diversi da quelli municipali (questi ultimi non sono tassati).

Uno sguardo più approfondito alle scelte degli investitori europei mostra, tuttavia, che alcune categorie del reddito fisso e monetarie hanno attratto flussi di capitali a discapito di altre. In particolare, si tratta degli obbligazionari globali e dei fondi di liquidità in sterline e dollari che hanno controbilanciato le fuoriuscite dai prodotti con in pancia titoli obbligazionari in euro, soprattutto a breve termine. A spostare le masse sono stati soprattutto gli istituzionali. Le statistiche Morningstar, infatti, indicano due classi di fondi riservati a questo segmento di clientela, come quelli con la maggior raccolta nel 2011. Si tratta di Jpm Us dollar Treasury liquidity e Goldman Sachs Us Treasury liquidity.

Il caso Italia
E’ diversa la situazione dei fondi di diritto italiano, dove i dati sembrano indicare un ruolo fondamentale degli sportelli bancari nel direzionare i flussi verso prodotti della società di gestione di gruppo. I campioni di raccolta made in Italy sono nella quasi totalità fondi di nuova emissione obbligazionari o bilanciati prudenti. In generale, nei debutti hanno prevalso i comparti a cedola, che hanno strutture molto simili ai bond bancari, le soluzioni di investimento con limitazioni nel grado di rischio sostenibile, e quelli con formule di protezione o garanzia a scadenza. Più che “mattoncini” per costruire un portafoglio diversificato sono stati proposti alla clientela strumenti volti a rispondere all’esigenza di sicurezza e di percezione di un flusso di reddito costante, in sostanza delle alternative all’investimento in titoli di stato. Se estendiamo l’analisi a tutti i comparti distribuiti in Italia, compresi gli esteri, il cui canale principale sono i promotori finanziari, il quadro che ne deriva non è molto diverso da quello europeo con un’accentuazione, però, della componente retail nella determinazione dei flussi. In questo segmento, la casa di gestione che ha fatto il pieno è Franklin Templeton, seguita da Pimco.

Chi sale e chi scende
Il reddito fisso ha vinto anche in termini di rendimenti. Per un investitore in euro, le migliori performance sono venute dai fondi specializzati in obbligazioni in sterline e in dollari (in particolare quelle agganciate all’inflazione), grazie anche al rapporto di cambio. Tra le categorie azionarie, le migliori sono state quelle specializzate nel settore farmaceutico e delle biotecnologie. Il primo ha confermato la sua natura difensiva; il secondo ha beneficiato dei processi di fusione ed acquisizione. In coda alla classifica per rendimenti, si collocano i prodotti specializzati su singoli paesi, in particolare l’India e la Russia, che hanno registrato ribassi intorno al 30%. Gli azionari Italia chiudono il 2011 a -23%, sostanzialmente in linea con l’indice Ftse Italia all share.

Meno risparmio
Il cronico declino dell’industria italiana dei fondi si accompagna alla diminuzione del risparmio delle famiglie. Adusbef ha calcolato che nel solo 2010 la contrazione è stata del 26,6% e Confcommercio ha stimato che oggi si mettono da parte 10 euro ogni 100, contro i 23 euro di vent’anni fa. In compenso, è aumentato l’indebitamento. Sono numerose le cause sociali, economiche, demografiche e politiche di questo calo ed esse sono state accentuate dalla crisi dell’ultimo anno. Le previsioni di recessione nel 2012, insieme alle manovre fiscali che porteranno ad un aumento della pressione fiscale, non lasciano spazio a molto ottimismo per l’anno che sta per cominciare.

Ripreso da morningstar.it