Goldman Sachs e Beppe Grillo curioso binomio elettorale e finanziario

Alla Goldman Sachs piace la “novità” introdotta dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo nel panorama politico italiano.

Questa “simpatia” da parte della più potente banca di affari e di speculazioni del mondo, anche se non è la prima per capitali movimentati, appare quanto meno sconcertante se si pensa che l’istituto per cui hanno fatto consulenze Prodi, Letta, Monti e il non compianto Padoa Schioppa, e per cui ha lavorato Mario Draghi, si trova da anni costantemente sotto il tiro del comico genovese.

Attacchi peraltro molto documentati e pubblicati sul suo blog come quello dell’anno sorso nel quale si citavano i politici di governo europei legati da interessi finanziari, lavoro e consulenze varie, con la banca guidata da Lloyd Blankfein (nella foto) che ha svolto un ruolo non indifferente nelle privatizzazioni delle aziende pubbliche italiane dal 1996 al 2001. Con i governi Prodi e D’Alema.

Fu infatti la Goldman Sachs a partecipare al collocamento in Borsa, un 30% venne riservato agli “investitori internazionali” (le banche Usa e britanniche) di società come Telecom ed Eni. Un processo che, è sempre bene tenerne conto, che venne avviato in Italia subito dopo la crociera del Britannia del 2 giugno 1992, nel corso della quale i dirigenti delle principali aziende pubbliche italiane vennero convocati dagli gnomi della City londinese che li intrattennero sulla necessità di procedere alle privatizzazioni.

Poi, tanto per fare vedere che i trattava di una minaccia seria, in autunno da Wall Street e dalla City partì la speculazione contro la lira che portò a una svalutazione del 30% della nostra moneta, rendendo automaticamente più conveniente per tale percentuale le imprese che vennero in seguito messe in svendita. Queste cose Grillo le conosce bene e le ha sempre denunciate, indicando nei legami e nelle connivenze di una buona fetta della classe politica italiota con l’Alta Finanza, una delle cause del degrado politico ed economico del nostro Paese.

Detto e ricordato questo, appare a dir poco incredibile che una nota di Goldman Sachs mostri particolare entusiasmo per il successo elettorale dei grillini, arrivando a sostenere che l’Italia ha bisogno di cambiare qualcosa di importante e che probabilmente il particolare fascino di massa del Movimento 5 Stelle potrebbe rappresentare il segnale dell’inizio di qualcosa di nuovo. E fino a qui ci troviamo nell’ovvio e nello scontato. A sorprendere è semmai la coincidenza della nota di Goldman Sachs con l’invito fatto da Grillo sul web ai quattro Paesi che la stessa Goldman Sachs definì PIGS, cioè porci, ad allearsi contro le banche e rifiutarsi di rimborsare i soldi presi in prestito attraverso l’emissione di titoli di Stato. Pigs, ossia Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.

La spiegazione data da Grillo si muove sui tempi lunghi. I Paesi in difficoltà con i conti pubblici, i Pigs più l’Italia, e i cui titoli pubblici sono in mano alle banche tedesche e francesi, devono stare attente. Rischiano di essere scaricati e di non vedersi rinnovati gli importi dei titoli che le suddette banche hanno in portafoglio.

Da qui l’invito ai popoli dei Pigs a fare come in Italia, a creare una democrazia del web, una democrazia che può fare benissimo a meno dei partiti politici, come li abbiamo conosciuti fino a questo punto.  Nel suo blog infatti, il comico genovese ha citato “Il Manifesto per la soppressione dei partiti politici” della sempre sopravalutata Simone Weil. E qui casca l’asino.

Sopprimere i partiti politici, sopprimere le differenze ancora esistenti tra destra e sinistra come in Italia, è una svolta che non può che piacere ai banditi di Goldman Sachs. Una svolta che potremmo definire “neo marxiana” e che presuppone l’uniformità nelle idee e nella operatività tra i partiti che si differenzieranno d’ora in poi per tematiche francamente irrilevanti sotto l’aspetto economico come potrebbero essere il matrimonio fra persone dello stesso sesso.

Una svolta “neo-marxiana” che proprio per questo non può che piacere ed interessare ai banditi di Wall Street. Cosa c’è infatti di meglio di persone sempre più simili le une alle altre, caratterizzate dallo stesso modo di pensare, senza più partiti che li indirizzino e che creino contrapposizioni? Cosa c’è di meglio dell’assenza delle idee o delle ideologie politiche e della trasformazione dei cittadini in semplici consumatori? Ed è assurdo che Grillo citi la Weil laddove dice che ogni partito contiene in sé tutte le potenzialità di una sua trasformazione in una struttura totalitaria, considerato che esso punta ad aumentare costantemente la sua forza politica ed elettorale. Forse che la mancanza di politica, il via libera alla manifestazione più ampia degli effetti del Libero Mercato non rappresenta essa stessa una deriva totalitaria?.

Creare una realtà globale di consumatori invece che di cittadini coscienti di sé e dei propri diritti, non rappresenta forse un’altra deriva totalitaria? E se la deriva italiana della partitocrazia ha portato al disastro in cui siamo immersi, non si deve però dimenticare che la critica della Weil, peraltro campata in aria, traeva spunto dalla realtà di due totalitarismi come quelli comunista e nazista.

Allora l’interesse di Goldman Sachs per il successo e le prospettive del Movimento 5 Stelle dovrebbe allarmare Grillo più di quanto possano fare le attenzioni di Bersani. Questo perché l’attenzione di Blankfein e compagni nasce dalla consapevolezza che, in una Italia senza una classe politica degna di questo nome, una classe politica che ragioni in termini di difesa del’interesse nazionale, sarà molto più facile allungare le mani sul patrimonio nazionale costituito da aziende pubbliche come Eni, Enel e Finmeccanica.

Paradossalmente quindi, i grillini se non staranno bene attenti, rischiano di fare il gioco di quelli stessi ambienti contro i quali da sempre Grillo, giustamente, si scaglia. Oltretutto la Goldman Sachs, seppure per altri motivi, sfasciare l’euro come primo concorrente del dollaro e della sterlina come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali, vede molto positivamente la richiesta di Grillo di sottoporre a referendum  su web la permanenza dell’Italia nell’euro. Una uscita che, in questa fase, indebolirebbe ulteriormente le nostre finanze pubbliche, costituirebbe l’alibi, con la scusa di fare cassa, per un nuovo governo tecnocratico per mettere in vendita le aziende ancora sotto controllo pubblico.

 

Fonte: rinascita.eu