Aziende artigiane ricattate grazie al concordato con riserva

A quanto fa sapere BusinessVox le norme contenute nel ‘decreto del Fare’ che avrebbero dovuto modificare nuovamente la legge fallimentare, ponendo restrizioni nell’utilizzo della tipologia dei concordati con riserva (o prenotazioni di concordato) non saranno convertite in legge. Le presidenze delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno infatti giudicato inammissibili tutti gli emendamenti presentati in materia al testo del decreto legge n. 69 del 2013.   Un’ulteriore elemento di confusione che si sovrappone a una situazione di particolare criticità.

Le lamentele sull’abuso di questa norma, messa a disposizione dal legislatore per facilitare la ristrutturazione delle imprese in crisi -evitando l’ipotesi più rovinosa del fallimento- non si spengono e basta leggere questo articolo per comprendere quanto possa essere delicata la materia:

Artigiani alle Corti Fiorite «Ma non pagheremo noi»

Il presidente Roberto De Laurentis ha deciso di mobilitare gli avvocati «Certe richieste di concordato scaricano gli errori speculativi sui fornitori»

TRENTO. «Come cavarsela sempre, facendo pagare agli altri i propri errori. Ecco cosa penso delle numerose richieste che si fanno di questi tempi per accedere al concordato preventivo in continuità. E’ una vera indecenza…». Parla chiaro Roberto De Laurentis, subissato com’è dalle telefonate di decine e decine di artigiani che gli raccontano disperati degli incassi perduti per fallimenti e concordati: «Ma i guai più grossi vengono dai concordati in continuità aziendale dove tutto continua, più o meno, come prima, senza controlli particolari ed i creditori o s’accontentano di quanto viene loro offerto o… s’arrangiano».

Di questi episodi, colpa la recessione, se ne registrano parecchi, specie nel settore delle costruzioni. L’ultimo riguarda le Corti Fiorite a Trento sud, il progetto del Centro Residenziale Clarina Srl di Sergio Dalle Nogare e Roberto Baldo: su 2 ettari delle ex Officine Lenzi, tre lotti per 230 alloggi complessivi, 400 posti auto, un affare da 70 milioni. Avviato nel 2008, a cinque anni di distanza è stato realizzato il primo lotto di 45 alloggi, di cui 23 venduti. Ma il mercato è fermo e le banche, nel caso in questione la Sparkasse ed Hypo Tirol, chiedono il rientro dei loro 33 milioni sui 40 e più d’esposizione complessiva. Difficile pagare quando i ricavi non fluiscono. Da qui, in attesa che il mercato torni a marciare, la richiesta di concordato preventivo con riserva e la proposta di liquidare il 40% delle spettanze ai fornitori che sin qui hanno lavorato al progetto. «Sono una ventina le imprese che rischiano di perdere oltre la metà del dovuto. Sono aziende industriali, commerciali ed artigiane che danno da vivere ad oltre 350 persone. Come Associazione reagiremo e sosterremo il gruppo di artigiani che hanno deciso di non limitarsi a subire la procedura. Punto di riferimento sarà Alessandro Tonina, amministratore delegato di Trentino Imprese, il nostro Caf. Abbiamo richiesto una consulenza legale per individuare i percorsi che evitino alle nostre imprese di restare vittime di queste situazioni. Sia chiaro» precisa il presidente di Asso Artigiani «che non siamo in guerra con il caso della Clarina, ma con il ricorso sistematico e furbesco al concordato per non pagare il dazio dei propri insuccessi. E’ un costume che riguarda gli immobiliaristi più che i costruttori. Questi sono responsabili di un’impresa e dei loro dipendenti, quelli, invece, fiutano l’affare e fanno l’investimento con il mutuo: se va bene incassano, se va male chiedono il concordato e i costi li pagano le imprese che hanno lavorato. E’ un andazzo diffuso ed il rischio resta confinato nei limiti di ogni singola Srl. E nulla vieta, al medesimo immobiliarista, di istituirne due, tre o anche di più, frazionando con ciò il rischio e moltiplicando l’opportunità, se ne cose vanno male, di caricare buona parte dei costi sulle spalle degli altri».

«Niente di nuovo sotto il sole, si dirà. Vero, ma la crisi esaspera le situazioni. Bisogna reagire. Chiedendo, per esempio, che l’immobiliarista paghi i fornitori con quanto costruito: ci penseranno poi le imprese a vendere gli alloggi per ripagarsi il lavoro. Non c’è ragione che certe soluzioni vadano bene solamente per le banche. E’ una delle strade che strade la cui percorribilità stiamo esaminando. Una cosa dev’essere comunque chiara» conclude De Laurentis «Faremo di tutto perché gli artigiani e, in generale, i fornitori non salvino più gli immobiliaristi».

Questione ancora caldissima perché, come ha detto lo stesso governatore Visco, gli effetti della crisi si protrarranno anche nei prossimi mesi e l’aspettativa è proprio che a settembre vi sarà un’altra infornata di domande di prenotazione di concordato messe a punto durante la sosta estiva.

Nel contempo, aspettando le modifiche di legge, i tribunali stanno già applicando maggiore severità nell’accoglimento delle richieste di proroga e nell’accettazione di proposte concordatarie molto gravose o poco giustificate da piani immaginari.  Dall’altro lato diversi imprenditori che si sono infilati (o che sono stati spinti) con un certo grado di superficialità nella pista del concordato con riserva scoprono giorno dopo giorno che non è tutto così roseo come gli era stato dipinto: i vincoli nell’operatività quotidiana e gli obblighi di rendicontazione nella fase ‘in bianco’ non sono sempre così semplici.

Di certo la palude della crisi delle imprese che tocca moltissimi casi in ogni angolo d’Italia sta coinvolgendo sempre più imprese, chiamate a subire danni ingenti dalle procedure concorsuali che si aprono in continuazione.

 

Fonte: LinkerBlog.biz – autore: F. Bolognini